Mentre l’aereo scende di quota e si prepara all’atterraggio, è talmente piccola che la abbracci con lo sguardo ma, mentre te ne vai e lei, invece, rimane, incontaminata e bellissima, sei tu a sentirti piccolo piccolo.
Non è solo quello che vedi, ma quello che ti fa sentire. Ti senti leggero, diverso. Lontano da tutte le routine e da tutte le frenetiche abitudini di casa. Cullato nei suoi ritmi lenti, con quel profumo di mare che ti raggiunge ovunque e con la brezza marina che ti accarezza, ti rendi conto di aver lasciato sulla terraferma i tuoi crucci.
Le priorità cambiano: a Lampedusa sono la granita ai gelsi e la brioche con crema al pistacchio i primi pensieri, mentre con il sonno ancora negli occhi inforchi il tuo scooter o la tua Mehari dai colori sgargianti e, in infradito, esci nella luce cristallina di un’isola senza tempo, alla quale nulla interessa il tuo aspetto, ma ha cuore solo di darti il buongiorno. Quest’isola ti accoglie a braccia spalancate, ti permette di sederti sulla sua schiena e, in silenzio, guardare il mare e riempirti i polmoni di lei e, quando ti rialzi, hai la sensazione di aver respirato così a fondo da aver lasciato uscire tutto il peso che nemmeno ti eri accorto di portarti dentro, lasciando spazio alla bellezza e alla leggerezza.
Di buonora, quando ancora quasi tutti riposavano tra le braccia di Morfeo, camminando con passi leggeri sulla sabbia candida della spiaggia dell’isola dei Conigli, mi sono imbattuta nelle inconfondibili orme delle tartarughe marine (vicino alla stazione marittima c’è un meraviglioso centro di recupero delle tartarughe Caretta caretta che vi invito caldamente a visitarlo) che hanno eletto quella meraviglia della natura come luogo in cui deporre le loro uova. Mi sono sentita un’intrusa: era una cosa così bella che per un attimo ho pensato di non avere il diritto di guardarla. Bisognerebbe vivere la propria vacanza a Lampedusa in punta di piedi, cercando di non disturbarla troppo, ma rimanendo pronti a sorprendersi per le tante cose belle che ci offre.
Potrei suggerire di fare un giro nelle gastronomie e abbuffarvi di polipo come ho fatto io. Potrei consigliare di accomodarvi vicino al mare e godervi lo spettacolo del sole che tramonta davanti a voi, cercando di contare le sfumature di colore. Potrei lanciare la sfida di trovare un tavolo libero in ora aperitivo. La verità è che gli unici consigli che mi sento di dare sono di non farsi distrarre troppo dalla bellezza del primo impatto con l’isola e dalla smania dell’esplorazione in scooter, o finireste per l’arrivare a sera scottati dal sole e paonazzi, con tatuaggio di pantaloncini, canotta e infradito, come è successo a me. Alzatevi “presto” e godetevi l’attimo prima che la folla parta all’assalto a guisa di cavallette o di partecipanti ad un buffet libero. La sera, godetevi una passeggiata per la via Roma e fermatevi, come ho fatto io, a parlare con chi, a Lampedusa, ci è nato ma ha deciso di lasciarla per poi farvi inesorabilmente ritorno, perché la sua isola è sempre stato un chiodo fisso e si è accorto di quanto ne sentisse la mancanza solo quando ci ha rimesso piede per rimanere. Ordinate sempre qualcosa in più, perché sarà impossibile resistere allo sguardo dei (ahimè) numerosi cani randagi. In fondo, non è male fare uno spuntino in compagnia pelosa. Abbuffatevi di crema al pistacchio, granite ai gelsi, arancini e pesce ma non tralasciate cannoli e cassata, perché sempre di suolo siciliano si tratta nonostante la distanza dalla terraferma! Ma, vi avviso: tutto quello che potrete mangiare e gustare non solo non sarà sufficiente, ma vi creerà una tale dipendenza che scoprirete la modalità di acquisto con spedizione a casa di prodotti alimentari tipici. E tutto sarà più bello.
Prendetevi il tempo per una gita in barca attorno all’isola. Una giornata sul mare dovrebbe essere d’obbligo. Correte perfino il rischio di vedere i delfini giocare. Insomma, vivete alla giornata, lasciate che siano le spiagge a scegliere voi, non il contrario. Siate liberi di fare quello che volete quando volete. Ma fate la differenziata e la differenza: affidate i vostri pensieri pesanti al mare, ma non fate i cafoni abbandonando la spazzatura, che poi Lampedusa si offende, cambia colore e non ci cura più.
Testo a cura di Elena Capelli, travel blogger
Tratto da l’IsolaBella Anno XI – Inverno 2020
Foto di Tommaso Sparma