I tesori del Mediterraneo: I cetacei delle Pelagie

Tra le 11 specie di cetacei segnalate per il Mar Mediterraneo e il Mar Nero, 5 sono regolarmente presenti nelle acque circostanti le Isole Pelagie o di passaggio nelle fasi di migrazione.

L’area dell’Arcipelago delle Isole Pelagie, al centro dello Stretto di Sicilia, è nota per l’elevato numero di specie di cetacei che vi abitano stabilmente o transitano. Tra le 11 specie di cetacei segnalate per il Mar Mediterraneo e il Mar Nero, 5 sono regolarmente presenti nelle acque circostanti le nostre isole o di passaggio nelle fasi di migrazione. Tra queste si annoverano i delfinidi di taglia medio-piccola quali il Tursiope (Tursiops truncatus), la Stenella striata (Stenella coeruleoalba), il Delfino comune (Delphinus delphis), il Grampo (Grampus griseus) e uno dei più grandi misticeti (privi di denti ma dotati di appendici cornee chiamate fanoni) al mondo, la Balenottera comune (Balaenoptera physalus); occasionalmente sono state osservate anche altre specie come la Megattera (Megaptera novaengliae), in un eccezionale avvistamento nel marzo del 2013.

Alcuni cetacei vivono vicino alle coste, altri vivono in mare aperto, e alcune specie, come Tursiops truncatus, “il più famoso delle Pelagie”, presentano popolazioni diverse con caratteristiche dell’una o l’altra ecologia. Inoltre alcuni cetacei vivono in prossimità di estuari di fiumi e altri vivono in acque dolci. La loro storia evolutiva parte circa 50 milioni di anni fa con la specie considerata loro progenitore terrestre, un artiodattilo primitivo della taglia di un lupo. Nel corso dei successivi millenni hanno dovuto sviluppare notevoli adattamenti anatomici e fisiologici per poter condurre una vita completamente acquatica: un corpo fusiforme con una forma idrodinamica, arti anteriori trasformati in pinne, la comparsa sulla sommità di uno sfiatatoio, un’epidermide spessa, un pannicolo adiposo per conservare il calore.

Oggi si sa che i delfini emettono suoni caratteristici per comunicare. Oltre al linguaggio generale articolato dei delfini, ognuno degli esemplari ha un caratteristico fischio che gli consente di distinguersi dagli altri. Potremmo dire che è come una specie di suono identificativo, personale: una specie di “nome” che i ricercatori descrivono come “fischio firma”. Questa caratteristica li aiuta nella cura ed educazione dei piccoli e a mantenere sempre un contatto con il resto del gruppo. Non importa quanti anni abbiano, amano socializzare con i più piccoli e tra adulti, lo dimostrano spesso in performance di salti ed acrobazie che possiamo osservare in mare.

I Cetacei sono una componente importante della biodiversità marina e sono indicatori biologici dello stato di salute globale dei nostri oceani, sono molto sensibili alle variazioni ambientali di varia origine e natura. Occupano il vertice della catena alimentare e la perdita di predatori di vertice può indebolire e danneggiare l’ambiente marino in cui vivono. Essi rivestono dunque una notevole importanza ecologica e vanno conservati per accrescere la tutela dell’ecosistema di cui fanno parte.
Già dagli inizi del secolo scorso si è posto il problema della protezione di questi animali emblematici per implicazioni biologiche, ambientali, morali ed emotive e di considerarli patrimonio dell’umanità. I cetacei sono grandi migratori e non limitano la loro presenza alle acque territoriali di un singolo Paese, per cui la loro tutela necessita di cooperazione tra nazioni diverse. 

Negli ultimi decenni si sta sempre più diffondendo l’attività del whale-watching, cioè l’osservazione in natura dei Cetacei. Questa attività è importante per il turismo, per la ricerca scientifica e per la conservazione di questi animali. Il whale-watching consiste nell’osservazione dei cetacei in mare aperto, nel loro ambiente naturale, nel rispetto degli animali, grazie all’adozione dei codici di condotta internazionali che riducono al minimo il disturbo. I programmi di monitoraggio a lungo termine con la raccolta dati scientifici ci restituiscono la storia di queste specie nel tempo e nello spazio. L’uso di metodologie non invasive come la fotografia, contribuiscono a identificare i singoli animali. Grazie alla forma e alle caratteristiche della pinna dorsale fotografata durante l’emersione, i ricercatori sono in grado di riconoscere ogni singolo animale e sapere a quale gruppo appartiene e in quali aree preferisce passare più tempo.

D’estate a Lampedusa vi è la possibilità di partecipare a un programma di ecoturismo con lo scopo di continuare il monitoraggio delle specie di cetacei presenti nell’Arcipelago delle Pelagie e al fine di contribuire concretamente a sviluppare consapevolezza e coscienza ecologica tramite l’esperienza diretta con la natura. Oltre al programma prettamente estivo, già a inizio anno l’isola offre la possibilità di effettuare uscite in mare per incontrare le Balenottere comuni (Balaenoptera physalus).
Il passaggio delle Balenottere comuni nell’area dell’arcipelago delle Pelagie è un evento stagionale che si ripete annualmente. Nel periodo che va da fine gennaio ad aprile, a poca distanza dalla costa di Lampedusa e Linosa è facile avvistare individui in gruppi o solitari, mentre affiorano in superficie, nuotano, spalancano la bocca sui banchi di plancton e scoprire il mondo delle balene. Questo ampio range temporale dimostra che l’area dell’Arcipelago e le aree limitrofe sono una zona importante per la presenza e la conservazione dei grandi vertebrati marini. Nello specifico si tratta di un’area di alimentazione invernale per questa specie considerata vulnerabile a livello regionale e la cui popolazione è in declino; queste acque infatti costituiscono un’enorme risorsa grazie all’abbondanza di Eufasiacei (krill) della specie Nyctiphanes couchii, diversa da quella del Mar Ligure (Meganyctiphanes norvegica) dove è noto che dalla tarda primavera alla fine dell’estate, questi cetacei si concentrano nelle acque del Santuario Pelagos.

La Balenottera comune è il più grande cetaceo presente nel Mediterraneo, un gigante che può raggiungere oltre 20 metri di lunghezza e 50 tonnellate di peso; studi sulla distribuzione e sul numero di individui della specie stimano una popolazione di circa 3000 esemplari. In un viaggio alle Pelagie non può mancare un’esperienza come questa, per immergersi in un mondo incantevole e di nuove conoscenze che solo i cetacei sanno offrire e allora, lascia la costa alle spalle e ascolta ciò che sta accadendo sotto le onde: incontrare le balene in natura può accendere il tuo senso di meraviglia.

Articolo di Valentina Corrias e Fabio Giardina, Associazione Mar.Eco
Foto di Calogero Maria Sparma
Tratto da l’IsolaBella Periodico Anno X – Inverno 2019

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