Lampedusa vanta una frequentazione umana che affonda le sue radici nella preistoria. Vari sono gli esempi di strutture riferibili al passato, dal neolitico all’età romana a quella bizantina, ecc., messi in luce a seguito di indagini archeologiche e qualche campagna di scavo.
I CERCHI DI PIETRA
Tra gli elementi più antichi e misteriosi che hanno stimolato gli studi di alcuni archeologi e la curiosità degli appassionati, sono certamente i cosiddetti “cerchi di pietra”. Si tratta di costruzioni in pietra che si elevano di qualche decina di centimetri dal suolo. Sul territorio dell’isola sono presenti oltre duecento esempi di tali costruzioni raggruppati come a formare piccoli insediamenti. Non sono uniformemente distribuiti, ma dislocati in alcune zone di elezione. Se ne trovano numerosi presso Capo Grecale, lungo la costa settentrionale tra Punta Parrino e Punta Alaimo, nelle località Imbriacole e Poggio Monaco, nella parte centrale e meridionale dell’isola. Alcuni di questi “cerchi” sono resti di capanne dell’età del bronzo, altri dei tumuli o strutture funerarie, altri ancora, di dimensioni maggiori, avevano la funzione di osservatori astronomici, di calendari agricoli e luoghi di culto. Recenti indagini archeologiche subacquee hanno anche individuato una probabile necropoli preistorica sommersa a 10-15 metri di profondità nel tratto di mare davanti Cala Creta. Si tratta di una serie di tombe a pozzetto all’interno delle quali sono stati rinvenuti alcuni manufatti votivi. Ma l’ultima e più affascinante scoperta è sicuramente quella di un tempio preistorico sommerso risalente a migliaia di anni fa quando il livello del mare era molto più basso e ampi tratti di costa erano emersi.
ABITATO DEL TARDO IMPERO ROMANO E VASCHE PER LA LAVORAZIONE DEL PESCE
Alle spalle di via Roma, in prossimità dell’Ufficio Postale, nel corso di varie campagne di scavo sono venuti alla luce i resti di un vasto abitato di epoca romana in vita tre il IV e VII secolo d.C. Si leggono i resti di almeno due edifici costruiti con la tecnica della muratura a secco e con pavimento in battuto. Il rinvenimento di ami in tutta l’area dello scavo documenta come l’attività economica prevalente fosse la pesca. Alla base del promontorio che domina il porto, sul lato di Cala Salina, sono anche visibili i resti di uno stabilimento per la lavorazione del pesce risalente all’età imperiale. Il complesso è composto da almeno dieci vasche con rivestimento in cocciopesto, alcune scavate, altre parzialmente impostate sulla roccia ed erano utilizzate per la produzione del “garum”, un condimento a base di pesce molto diffuso nel mondo romano.
LA NECROPOLI PALEOCRISTIANA
È un sistema di grotte e cunicoli sotterranei che attraversa tutto l’attuale centro abitato e dovette ospitare una piccola comunità di cristiani fuggiti dal Nordafrica a seguito delle invasioni musulmane (IV-VII secolo d.C.). In queste grotte, nel primo tratto con accesso da Cala Palme, sono state rinvenute tombe scavate nella roccia e corredi funerari. La necropoli si spinge fino alla piazza dell’attuale chiesa parrocchiale dove a fine Ottocento fu rinvenuto un sarcofago in marmo.
LE GROTTE DI CALA MADONNA
Il piccolo santuario della Madonna di Porto Salvo si trova a circa due chilometri dal paese, immerso in un’oasi di verde, nella parte più alta del vallone detto appunto di “Cala Madonna”. E’ uno dei luoghi più suggestivi e carichi di storia di tutta l’isola. Le prime notizia parlano dell’esistenza tra il ‘700 e l’800 d.C. di un eremitaggio di origine islamica sorto al tempo della dominazione araba in Sicilia al quale si affiancò nei secoli successivi il culto cristiano. Luogo quindi di incontro pacifico tra culture e religioni diverse, riferimento per tutti i naviganti per la cappella scavata nella roccia e dedicata alla Vergine Maria. In questo luogo si fermò nel 1254 il re di Francia Luigi IX nel suo viaggio di ritorno dalla VII Crociata. Nelle grotte adiacenti alla chiesetta si rifugiavano i naufraghi e successivamente furono utilizzate come abitazioni dai primi coloni maltesi nel 1800. Sono ancora visibili i resti di un antico mulino e di un forno oltre a un’antica cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.
I SETTE PALAZZI
L’attuale centro abitato di Lampedusa è sorto nella seconda metà del 1800 a seguito della colonizzazione voluta da Ferdinando II di Borbone. Il nucleo originario presenta un chiaro schema a scacchiera e due assi stradali ortogonali, la via Roma e la via Vittorio Emanuele. Il fronte più esterno della scacchiera, rivolto verso il porto e parallelo alla sua linea, è occupato dai cosiddetti “Sette Palazzi”, in origine la cortina di edifici più in vista entrando in porto perché eretti sulla sommità di una collinetta e dunque posti in posizione di controllo rispetto alle attività portuali. Parallele ai primi sette isolati furono costruite successivamente le altre abitazioni. L’edificio che affaccia sulla Piazza Libertà è attualmente la sede dell’amministrazione comunale.
CASA TERESA
È una delle masserie più antiche dell’isola ed è situata nella zona di Ponente. È il classico “dammuso” di derivazione araba e racchiude tutti gli elementi tipici della cultura contadina. La masseria è composta da vari ambienti allineati e aventi funzioni diverse. Vi è poi un ampio spazio lastricato all’aperto dove si svolgevano le attività quotidiane e un loggiato costruito in legno. Non potevano mancare la cisterna dell’acqua piovana, il forno e il recinto per gli animali.
LE POSTAZIONI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Un altro interessante itinerario è quello attraverso le opere militari costruite durante la Seconda Guerra Mondiale. Si tratta prevalentemente di fortificazioni di difesa antiaerea e antinavale. Interessanti sono le batterie contraeree in zona “Cavallo Bianco”, la casamatta e i bunker all’imboccatura del porto, il fortino di “Mare Morto”, la DICAT a Monte Imbriacole e tante altre strutture disseminate lungo la costa e all’interno dell’isola.
Questi sono solo alcuni dei siti di interesse storico e archeologico che testimoniamo il passaggio sull’isola di tutte le civiltà che si sono sviluppate lungo le coste del Mediterraneo. Un patrimonio ancora non sufficientemente tutelato e valorizzato ma che può sicuramente costituire per l’isola un’ulteriore elemento di attrattiva turistica. Attraverso le testimonianze del passato sarà possibile ricostruire e mantenere vivo il ricordo della storia dell’isola che dovrà servire per comprenderne il presente e orientare al meglio le scelte per il suo futuro.
Articolo di Nino Taranto
Foto Archivio Storico Lampedusa
Tratto da l’IsolaBella Periodico – Anno X – Estate 2019
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Una risposta su “Un patrimonio archeologico da tutelare e valorizzare”
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