Studi sulle prime strutture idrauliche dell’isola
Lampedusa è un lembo di terra che ha molto da offrire in vari ambiti di ricerca, purtroppo, ancora poco esplorati.
Tra questi vi è sicuramente l’ambito archeologico che negli ultimi anni, grazie alle iniziative portate avanti dall’Archivio Storico e dal sig. Antonino Taranto, sta destando l’attenzione di alcuni ricercatori. A partire dal 2003, difatti, l’isola ha potuto godere della presenza di alcuni archeologi che hanno tentato di valorizzare e scoprire ciò che, oramai, la terra nasconde: un ampio patrimonio storico-archeologico.
Quest’anno è stata fatta un’importante scoperta archeologica nei pressi della località di Casa Teresa, nella zona di Ponente è stata ritrovata un’antica cisterna.
Lo svuotamento di quest’ultima ed un primo sopralluogo, autorizzati dalla sovrintendenza di Agrigento, sono stati condotti tra il 17 e il 24 luglio dal prof. Simone Mantellini, ricercatore presso l’Università di Bologna,
Mediante queste operazioni è stato portato alla luce un invaso idraulico avente una forma inusuale, ellittica nella parte superiore e circolare in quella inferiore, differente dalle cisterne “a campana” tipiche di Pantelleria. Questa particolarità, insieme alla posizione isolata in cui è avvenuto il ritrovamento, hanno impedito di effettuare un’immediata collocazione cronologica e, dunque, di stabilire se la cisterna fosse di epoca romana o fenicio-punica. A ciò si aggiunge il fatto che non è stato possibile prelevare ed analizzare la ceramica rinvenuta attorno alla cisterna e, di conseguenza, confermare la supposizione del prof. Mantellini secondo cui tre o quattro frammenti potrebbero potenzialmente appartenere ad epoche antiche.
Questa scoperta archeologica, però, evidenzia l’importanza che ha avuto, e continua ad avere, l’acqua in un territorio arido come quello di Lampedusa. Qui in passato, come in altre zone della Sicilia e della Sardegna, le risorse idriche scarseggiavano e di conseguenza venivano costruiti bacini artificiali atti a raccogliere l’acqua piovana.
È dunque evidente come gli studi e le missioni archeologiche siano in grado di portare alla luce un immenso patrimonio culturale e di evidenziare le abitudini quotidiane dei nostri predecessori.
È per questo motivo che ringraziamo l’Archivio Storico di Lampedusa e tutte le figure che hanno contribuito durante il soprallugo augurandoci che iniziative del genere diventino sempre più numerose.
Articolo di Francesca Brignone
Foto di Luca Siragusa